sabato 10 agosto 2013

Andiamo a bere in centro?



Eccovi l'insegna di un pub in Islington, a pochi passi dalla fermata della metro Angel.

E' una zona molto carina in central London.
La serà pullula di vita, numerosi pub, locali e intrattenimento.

Che ne dite di questi prezzi?

perchè a Pavia una birra la devo pagare più che a Londra?
e dove abitate voi quanto vi costa una birra in un locale?
Dalle mie parti l'ultima volta si viaggiava sui 5 euro!

Eh già, l'Inghilterra è moltooo più cara dell'Italia...

mercoledì 7 agosto 2013

Fauna locale: gli Hipster!

Correggetemi se sbaglio ma in Italia non abbiamo questo tipo di figura, o comunque non negli stessi termini.

Per descrivere un hipster direi che è un giovane che veste in modo esuberante, con atteggiamenti ribelli e anti conformisti, una sorta di wannabe intellettuale urbano-underground, simile per certi versi ai radical chic.

Se volete saperne di più leggete articoli in merito, riporto uno spezzone citato da qui:
Quel che contraddistingue questo stile di vita è proprio l'ossessivo pescare e ripescare in tutto ciò che di più disgustoso sia apparso negli ultimi cinquant'anni, e farne una vera e propria Moda. Così, fondamentalmente per distinguersi, per fare in modo che gli "altri" (quei temibilissimi mostri) li notino senza porsi troppe domande. Un anticonformismo accettato, perché superiormente conforme.
A Londra la massima concentrazione di questi individui si trova a East London, in particolare Shoreditch e Brick Lane!

E ora godetevi questo bellissimo articolo che mostra gli hipster in tutto il loro splendore (eh??)!

domenica 4 agosto 2013

Intervista #6 - Valentina, traduttrice da Glasgow a Coventry

Valentina è un’espatriata, partita alla volta di Glasgow, Scozia, nel 2011. 
Ora vive a Leamington Spa, nella campagna inglese e redige il portale round-trip.it dove pubblica informazioni sul Regno Unito e fornice traduzioni per CV e consigli per partire.

Ciao Vale, come va?
cosa facevi in Italia e cosa ti ha spinto ad andartene?

Ciao Jacopo
qui tutto ok, grazie per l’intervista.
In Italia vivevo con la mia famiglia; dopo la laurea ho iniziato a lavorare nell’azienda metalmeccanica dei miei genitori, facevo lavoro d’ufficio e anche manuale insieme agli operai, (ho scoperto di essere brava a saldare a filo continuo), ma sono bastati pochi mesi per capire che non faceva per me, inoltre si iniziava a fare fatica a tirar fuori un altro stipendio, perciò ho lasciato stare e ho iniziato a cercare lavoro. Peccato però che non è arrivato e ciò che ho trovato non era mai un lavoro serio e con un vero contratto, così dopo più di un anno a vuoto ho iniziato a cercare lavoro all’estero nel settore videogiochi come localisation tester (unire la mia passione per le lingue a quella dei videogiochi mi sembrava il modo migliore per trovare un lavoro in questo settore), finché non ho deciso di partire senza un lavoro insieme al mio ragazzo (anche lui nella mia stessa situazione). Fondamentalmente non stavo male in Italia, ma la necessità di trovare un lavoro e crearmi un futuro ha avuto la meglio e sono partita.

Ci racconti come sei finita a Glasgow?

Glasgow è stata come la manna dal cielo, anche se allora ancora non lo sapevo. Avevo già comprato i biglietti per andare a Londra nel marzo 2011 (un po’ come fanno tutti) , poi a gennaio mi arriva una telefonata da un’agenzia di localizzazione videogiochi di Glasgow a cui avevo mandato il CV per la posizione di Italian Localisation Tester qualche mese prima. Mi dicono che sono interessati, che vogliono farmi un test e un’intervista telefonica; ovviamente accetto e dopo due settimane mi dicono che mi offrono il lavoro con contratto permanente. Così ho cambiato i biglietti per Londra con quelli per Glasgow e nel febbraio 2011 sono partita.

Hai faticato a trovare lavoro? Hai sentito la crisi anche fuori dai confini?

Come già detto il lavoro l’ho trovato prima di partire, però il mio ragazzo ci ha messo un paio di mesi e dove è finito? A fare il mio stesso lavoro per la stessa azienda. I progetti stavano aumentando e si era aperta una posizione come la mia, così ho fatto il suo nome e dopo un test e un colloquio l’hanno preso, però con contratto temporaneo.

A fine 2011 invece un recruiter mi contatta per una posizione simile alla mia in una famosa azienda di videogiochi, vado a fare il colloquio in Inghilterra e dopo due settimane mi dicono che mi hanno presa e che comincio a gennaio 2012. Così mi sono trasferita in Inghilterra e due mesi dopo anche il mio ragazzo ha trovato lavoro. Dove? Neanche a farlo apposta, nella mia stessa azienda. In seguito, per arrotondare un po’ e avere un’attività per conto mio, ho iniziato a lavorare come traduttrice nel tempo libero.

La crisi non l’ho particolarmente sentita, anche se di negozi ne ho visti chiudere molti, ma dove ne chiude uno ne apre subito un altro; direi che il mercato è piuttosto dinamico.
Per quanto riguarda il settore videogiochi invece, la crisi c’è e non c’è, nel senso che se il prodotto è buono, vende, altrimenti “scaffale” (gergo videoludico).

Sapevi già l’inglese immagino, e per chi non lo sapesse l’accento di Glasgow è uno dei più ostici del Regno Unito. Quanto hai sentito la barriera linguistica, è stata davvero così ostica?

Ho iniziato a studiare inglese in prima elementare, poi mi sono diplomata in Perito Aziendale Corrispondente in Lingue Estere ed infine la laurea in Esperto Linguistico d’Impresa presso la facoltà di Lingue e Letterature Straniere, ma nonostante questo l’arrivo a Glasgow è stato comunque scioccante. Appena fuori dalla stazione solo per capire il tassista c’è voluto un po’, poi alla reception dell’albergo è andata meglio, ma è stato comunque difficile. Dico sempre che il Glaswegian è una sorta di sardo con intonazione bergamasca.

Come ti trovi a ora in Inghilterra? Differenze con la scozia?
Leamington è una cittadina di circa 45.000 abitanti, immersa nella campagna, molto carina e tranquilla, ma con tanti locali e ristoranti e ben collegata con le maggiori città d’Inghilterra.

La differenza più evidente sta nel tempo: in Scozia piove tutti i giorni, mentre qui la pioggia non è così frequente e si vedono spesso il sole e il cielo azzurro, fa meno freddo e non c’è l’atmosfera gotica e un po’ cupa che aleggia a Glasgow. Gli Scozzesi però li trovo molto più simpatici e gentili degli Inglesi e hanno un buon atteggiamento nei confronti degli Italiani. Gli Inglesi invece sono educati, ma gentili mica troppo. A volte mi sembra quasi che siano educati perché è ciò che la loro società e cultura gli impone, piuttosto che perché vogliono esserlo davvero. Ovviamente sto parlando in generale, non tutti sono così, soprattutto le persone più anziane sono sempre molto gentili e disponibili al dialogo.

Se dovessi consigliare a un connazionale una meta all’estero dove lo indirizzeresti e perchè?
Ti posso dire dove “non” lo indirizzerei. Gli direi di non puntare ad una capitale come Londra, Berlino o Barcellona senza un solido background e la conoscenza della lingua, perché ormai le grandi città sono sature e la concorrenza proveniente da tutto il mondo è forte. Stesso discorso per paesi come l’Australia, ormai diventata più una moda che altro.

Inoltre vorrei dirgli di non svalutarsi: tutti partono dicendo di voler fare i camerieri e i lavapiatti anche se hanno una laurea in mano, io dico: “Puntate in alto!” perché all’estero non sono intraprendenti come noi; se qualcosa non funziona secondo le regole, vanno nel pallone, noi invece ci arrabattiamo sempre perché siamo abituati ad arrangiarci e ad adattarci ai casini che succedono in Italia, perciò da questo punto di vista dovremmo comunque essere grati al Bel Paese che, anche se non funziona come dovrebbe, ci ha insegnato l’arte dell’arrangiarsi.

Volendo comunque consigliare delle mete papabili opterei per i Paesi Scandinavi, la Germania (ma non Berlino), i paesi dell’Est Europa come la Polonia, la Cina, il Giappone e il Canada. Però dipende molto da cosa cercate, perché ogni paese ha le sue richieste.

Piani per il futuro, dove ti vedi i prossimi anni? Pensi di tornare in Italia ?

Per questa domanda ho una risposta in anteprima: a fine agosto mi trasferirò a Malta alla ricerca di nuove sfide e opportunità, se andrà bene resterò lì per un po’, altrimenti andrò da qualche altra parte (il blog comunque continuerà a parlare della mia esperienza in Regno Unito e verrà aggiornato con le novità su Malta). Ora come ora ho voglia di viaggiare e conoscere altre culture, tornare in Italia mi piacerebbe molto, ma il problema non sono solo la mancanza di lavoro e il governo, è proprio la mentalità italiana che ha bisogno di cambiare. 

Nel mio immaginario farei rientrare in Italia i 60 milioni di Italiani all’estero (questa cifra comprende anche le persone di origini italiane, ma nate all’estero da qualche generazione) e manderei fuori i 60 milioni che sono ancora in Italia, così mentre loro vedono come si vive all’estero, i nuovi arrivati danno una bella sistemata, così quando gli altri rientreranno avranno imparato come si vive in altri paesi e potranno applicare in Italia tutto ciò che di positivo c’è all’estero. So che è impossibile, ma ho una forte immaginazione. 

Dico sempre che potremmo essere il Paese economicamente più forte del mondo con le nostre risorse, il clima, il paesaggio, ma purtroppo non siamo in grado di sfruttarlo, viviamo su una miniera d’oro e non ce ne accorgiamo.


La speranza di tornare c’è sempre, ma se non fosse fattibile vorrei andare in Svizzera, in zona Zurigo, così non sarei nemmeno troppo lontana dalla mia famiglia in caso di bisogno (sono piemontese).

mercoledì 31 luglio 2013

Italiani che emigrano in Polonia (!?)

[Cerco sempre di essere pacato e neutrale nei miei articoli ma questa volta non ce la faccio proprio, quindi preparativi a toni polemici e provocatori... ]

Articolo del corriere:
La forte mobilità sociale della Polonia che attrae sempre più italiani

Ci rendiamo conto???

Trent'anni fa i polacchi venivano nel nostro paese a pulire i vetri agli incroci, sperando in un futuro migliore...

Nel 2013 INVECE ci ritroviamo a vedere i nostri giovani che partono alla volta di un paese dell'ex blocco sovietico, con tutti i contro che ne consegue, una lingua incomprensibile, stipendi da fame, un clima pessimo e chi più ne ha più ne metta....

PERCHE' IN ITALIA NON HANNO POSSIBILITA' E DEVONO CERCARLE IN POLONIA!!!

Non so proprio cosa dire...


domenica 28 luglio 2013

martedì 23 luglio 2013

I benefits e il welfare state

Dalla definizione di Welfare State su wikipedia si legge:

The welfare state involves a transfer of funds from the state, to the services provided (i.e. healthcare, education) as well as directly to individuals ("benefits").

In UK il governo aiuta chi ha bisogno, disoccupati, ragazze madri, genitori single e altre situazioni sociali difficili.

Per farvi capire un mio ex coinquilino riceveva la bellezza di (almeno) 90£ alla settimana di housing benefits perchè disoccupato da non so quanti mesi.
La realtà è che non aveva voglia di lavorare e con quei soldi, vivendo con la fidanzata e dividendo le spese con lei non aveva molte ragioni per cercarsi un lavoro.

Nei casi di genitori single, ragazze madri con figli la quantità di soldi che si ricevono diventa notevole anche perchè appunto il governo ti aiuta sapendo che non puoi andare a lavorare e curare tuo figlio, pagare l'affitto etc da solo.

Per richiedere i benefits si va al job center, si presenta la propria situazione e se in determinate categorie/situazioni si riceveranno dei fondi.

In seguito poi il job center si impegna per aiutarti a trovare lavoro, personale addetto telefonerà alla persona chiedendogli costantemente in che stato è con la ricerca del lavoro, gli proporrà corsi di formazione (gratis!) e colloqui di lavoro pur di toglierla dai benefits!

Come potete immaginare molti si approfittano di questi soldi facili

Jobless couple who claim £27,000 a year benefits want a new council house because they've had SIX children 'by accident' while living in a one-bedroom flat
Ricevono 27k £ all'anno, lei è depressa per essere troppo fertile ed aver partorito 6 creature. Nemmeno lui vuole lavorare. Morale della favola questi campano così da anni senza fare una mazza!

E in Italia lo stato sociale qual'è? se va bene mamma e papà, altrimenti pedalare!

sabato 20 luglio 2013

Intervista #5 - Andrea, fotografo tra Sud America e Spagna

Andrea è un mio ex compagno dell’università. Abbiamo studiato ingegneria informatica insieme e ci siamo laureati alla triennale nel lontano aprile 2007. Da allora le nostre strade si sono divise ed ho avuto modo di incontrarlo di nuovo durante una visita alla città di Barcellona, dove adesso dimora.

Andrea, grazie per la disponibilità, ti va di raccontare cosa hai combinato dopo la laurea? 
So che hai lasciato il nostro paese appena conseguita la laurea...

La mattina dopo la laurea mi hanno chiamato dalla sede e mi hanno proposto di partire per
il Messico in un paio di giorni; nemmeno 48 ore da disoccupato!! In realtà ho poi dovuto
aspettare una settimana in piú per complicazioni alla questura per farmi il passaporto, era
l'anno che mettevano il chip elettronico e si sono sbagliati, hanno scambiato il chip con il
passaporto di qualcun'altro.

Ho lavorato i primi 6 mesi in Messico e ho deciso di rimanere con la stessa compagnia perché il lavoro era affascinante e mi permetteva vivere in un vero e proprio paradiso, la Riviera Maya. Ho poi continuato a lavorare come fotografo per altre 11 stagioni ovvero quasi 6 anni, ho avuto la fortuna di spostarmi anche in Repubblica Dominicana dove ho conosciuto la mia attuale moglie e nell'ultimo periodo ho lavorato anche in Italia e in Spagna.

Ci parli del tuo lavoro?

Di questi anni come fotografo ho un ottimo ricordo, é stata un esperienza incredibile,
faticosa ma gratificante. Il lavoro del fotografo nei villaggi consiste nel fotografare i turisti e
vendere le foto nel negozio. Non é un lavoro difficile, ci vuole molta pazienza,
buona attitudine con le persone e tantissima energia; si lavora tante ore e bisogna sempre
essere molto attivi e produttivi.

Come sei passato da neo ingegnere informatico a fotografo? In che modo hai sviluppato le competenze necessarie per trovare il primo lavoro e andartene così lontano dall’Italia?

In realtá ho sempre avuto la passione per la fotografia e ad essere sincero non ho dovuto
sforzarmi molto per imparare a fare le foto; quello che mi é costato di piú é stato entrare nella
mentalitá del venditore. Ad ogni modo dopo solamente 2 stagioni mi hanno fatto responsabile di
struttura, che significa avere un sacco di responsabilitá sulle spalle e dover organizzare il lavoro, la contabilità, il negozio, il magazzino e il personale tutto da solo (il mio capo stava in italia e io ero da solo in Messico).

In questo aspetto del lavoro mi sono trovato bene perche la mentalitá ingegneristica mi ha aiutato a fare decisioni volte all'ottimizzazione delle risorse e del materiale.
Alla fine é solamente una questione di sapersi organizzare e fare in modo che ci sia una buona
comunicazione fra tutti gli agenti coinvolti nel processo lavorativo; grazie a delle mie idee l'azienda ha perfezionato delle situazioni critiche che minacciavano la produttivitá. Negli ultimi anni ho preso sempre piu un ruolo di leader che di fotografo, mi hanno fatto fare formazione di personale, selezioni, aperture di hotel..

Ci racconti in breve come ti è sembrato vivere in sud america?

Per la mia esperienza posso parlare solo di Messico e Dominicana. Sono due paesi con molti contrasti e averli vissuti nel mondo del turismo non può sicuramente avermene dato una visione completa; ad ogni modo il cambio rispetto all'Italia é molto grande.

La mentalità della gente e il modo di vivere sono molto più nel "dia a dia", si vive di più alla giornata, si sfrutta meglio quello che si ha, anche se alle volte é poco. Non esiste quasi la mentalità a lungo periodo e forse questo rende le persone più spontanee, meno calcolate. Anche a livello lavorativo normalmente le persone che ho conosciuto avevano gia fatto 4 o 5 lavori diversi negli ultimi anni, cosa che in italia sembra un incubo, lá si vive con tutta naturalezza. Il lavoro come i soldi si perdono oggi e si trovano domani; basta cercarlo e non disperarsi o cercare di aggrapparsi allo Stato pensando che risolva tutto.

Hai trovato molti italiani in Messico / Sud America ? 
Consiglieresti una meta simile, così lontana ai nostri connazionali? Che potenzialità ci sono, se ci sono? 

Solo per darti un dato (non so quanto ufficiale); a Playa del Carmen in riviera maya ci sono più di 5000 italiani residenti,oltre a tutti quelli che fanno stagione che ovviamente hanno solo un visto turistico. E se penso alla dominicana la situazione non cambia, anzi forse ce ne sono ancora di piu in paragone. Di italiani se ne trovano sempre in tutte le parti del mondo; tanti ristoranti e pizzerie pero anche imprenditori che hanno visto possibilità di investire in paesi in via di sviluppo.

La macchina del turismo inoltre sta generando sempre più offerta di lavoro e le opportunità in queste località si sprecano. Per un italiano che parla almeno un po di inglese e spagnolo trovare lavoro é questione di poche settimane. C'è da dire anche che all'estero siamo visti come ottimi lavoratori e non potrei essere più daccordo.

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato?

Avendo il lavoro il vitto e l'alloggio garantiti dalla partenza non ho avuto i tipici problemi di "insediamento" nei paesi dove sono stato. Al contrario, in alcune occasioni avrei preferito dover cercar casa e vedete qualcosa di più al di fuori dell'hotel.

Le difficoltà sono state più culturali che altro; io facevo il "capo" a casa loro e ho dovuto imparare ad essere molto tollerante e sono cambiato molto in questo senso. Pero adattarmi alla cultura locale mi ha fatto scoprire tutta la sua ricchezza e la sua diversità.

Sapevi già lo spagnolo prima di partire?

Parlavo francese e inglese, non mi é stato difficile impararlo; ad ogni modo, come consiglio sempre a chi vuole imparare un altra lingua, non c'è come parlare parlare e parlare. Sbagliarsi mille volte e farsi correggere altrettanto. Invece di spendere soldi in un corso di spagnolo in italia é meglio andarsene in Spagna o in Sud America anche solo un mese o due e cercare di stare a contatto con la gente del posto.

So che hai completato il master in fotografia da poco, cosa hai in mente per il futuro?

Il futuro qui in Spagna temo non sarà facile, la crisi c'è e si sente. Inoltre la figura del fotografo é sempre meno apprezzata. Ad agosto comincerò a cercare lavoro e vediamo cosa salta fuori, altrimenti dovrò ripartire per una o due stagioni ai Caraibi.

Europa o oltre oceano?

Domanda difficilissima. Europa é casa, é la mia cultura, la mia gente peró allo stesso tempo c'é troppo stress, troppo capitalismo e la gente é sempre più nervosa. Il Sud America é meraviglioso pero non so fino a che punto mi sento a casa; da loro dovremmo imparare tutti un po di umiltà, valorizzare la famiglia e gli affetti e vivere più allegri e sereni.

Grazie mille Andy, in bocca al lupo per tutto!